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Il cliente infedele

Chi si occupa di marketing sa benissimo cos’è la fidelizzazione. In parole povere si tratta di rendere il cliente un “fedele” di un prodotto, un acquirente abituale.
Si ottiene ciò curando il post-vendita, con raccolte punti, con pubblicità che devono confermare al cliente di aver fatto la scelta giusta. Se poi si tratta di prodotti così cari da non poter permettere un acquisto reiterato nel tempo (tipo una BMW) allora il cliente fedele è quello così contento da fare comunque pubblicità a colleghi , parenti e amici.
Io per esempio compro quasi tutto di marca Coop (tranne le lamette, lo shampoo e qualcosa che adesso non mi sovviene).
Detto questo, l’altro giorno ho pensato a quanto debba essere frustrante per gli esperti di marketing dei prodotti per l’infanzia la consapevolezza che il loro cliente inevitabilmente uscirà fuori dalle loro griglie per… motivi anagrafici. Fidelizzato o no, prima o poi il bimbo smette di portare il pannolino. E dopo i primi sei mesi lascia il carissimo latte 1 e passa a quello “crescita”, più abbordabile. E anche se fidalizzi i genitori, al massimo riesci a replicare il successo una, due volte.
Sarà per questo che Mellin se ne frega altamente di me in quanto giovane papà e distribuisce il suo latte a casaccio, con prezzi come capita e senza il benché minimo rispetto del cliente? Un altro paio di mesi e li mollo, altro che.
Passo al latte crescita coop…

La Cina ? vicina…

Sabato mattina ho scoperto che le pila della mia videocamera (di quelle piccole e piatte, sembrano pastiglie e servono solo a memorizzare data e orario) era scarica. Esco per comprarne una nuova, mi avvio versi il negozio di Computer Discount ma, cosa vedo, sono ormai passate le 12,25 e i solerti dipendenti hanno già chiuso la serranda con precisione più italiana che Svizzera. Si sa come sono gli stipendiati, poca voglia e che si venda o no poco cambia; allora vado da un negoziante di hi-fi, qui c’è il professionista che deve conquistarsi il pane giorno dopo giorno, qui troverò quel che cerco, questi non chiudono mai. Infatti è aperto, ma strabuzza gli occhi quando gli parlo della pila tipo calcolatrice, siccome sono preparato all’evenienza mi sono portato dietro quella scarica, gliela faccio vedere, no no, io non ne vendo, niente. Quasi gli avessi chiesto un chilo di carciofi, magari mi avrebbe risposto meno seccato.
Sto ormai per tornare a casa, quando mi rivolgo ad uno di quei negozietti che sono apparsi come funghi negli ultimi tempi. Niente insegna, niente pubblicità: si capisce che vende un sacco di roba. Casalinghi, ferramenta, giocattoli, di tutto. E’ il negozio di una famiglia orientale, probabilmente cinese. Chiedo le pile senza troppa convinzione. Ce le ha, e me la vende a 30 centesimi. Magari fra tre giorni è scarica, ma se penso ai 5 euro che ho pagato quella di marca dal fotografo, sono comunque contento. basta una mattina in giro a capire l’origine della nostra crisi, più che decine di commentatori economici…