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In radio leoni, in tiv?… meno

Matteo Bordone filosofeggia da intelluale post-moderno alla radio (Dispenser)e poi in tivù si scaglia contro i genitori dei ragazzotti dell’X-Factor. Selvaggia Lucarelli che sul blog prende in giro le star del mondo televisivo e poi si specializza in nullogia, specie come commento ai reality show. Persino Cirri e Solibello di Caterpillar cercano di fingersi una Gialappas’ nazionalpopolare partecipando ad un’inguardabile programma del sabato pomeriggio su Rai 2.
Vabbé che bisogna portare la pagnotta a casa, vabbé che il medium fa il messaggio, ma perché andare in tivù per abbassarsi a quei livelli?

La leggenda degli uomini straordinari

Se mi chiedessero di descrivere in poche parole la differenza tra la cultura letteraria americana e quella europea (e perché mai dovrebbero chiedermelo? E perché mai dovrei essere in grado di rispondere?) suggerirei di guardare questo film. Non è certo esauriente ma è un buon punto di partenza. L’autore del fumetto da cui è tratto questo film ha preso dei personaggi letterari della vecchia Europa, li ha masticati, digeriti e trasformati in qualcos’altro che non tradisce del tutto le origini ma sicuramente le modifica e le reinventa. Mister Hyde diventa una specie di Hulk, Dorian Grey (a proposito, l’attore fa di tutto per sembrare Johnny Depp, ma perché non chiamare Johnny Depp? Forse il nostro ha fiutato la bufala) un X-men maledetto, Mina Harper è la solita dark-lady che si trasforma in pipistrello (ma non ha la batmobile), Alan Quatermain (interpretato da uno Sean Connery che sembra l’unico a crederci) è un vecchio Indiana Jones.
Un processo che gli universitari chiamerebbero post-moderno, vituperato e disprezzato dagli europei che venerano (a volte giustamente, a volte esagerando) i loro totem letterari, preservandoli dall’uso commerciale, o forse facendone merce da museo. Il punto è che noi europei abbiamo assorbito, masticato e reinventato altre culture (dall’antichità greca all’orientalismo di Goethe), per cui dovremmo essere meno intolleranti con gli americani giocherelloni che fanno altrettanto.
Tornando al film, il problema non è tanto l’idea, che può risultare un gioco simpatico, nè la storia che ha un suo sviluppo interessante, ma una sceneggiatura di livello molto, molto basso, fatta di battutine che spesso girano a vuoto, di duelli e scontri interminabili, di effetti speciali ridondanti. Sulla mania di reinventare del cinema americano sono disposto a chiudere un occhio, sulla tecnica del racconto no, in quella sono maestri ma qui sbagliano decisamente il colpo.
PS Nella versione originale si parla di “Lega degli uomini straordinari”, trasformata in “leggenda” nel titolo e in “squadra” nei dialoghi. Evidentemente la distribuzione italiana si è resa conto che nelle leghe da noi di uomini straordinari ce ne sono ben pochi…