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Grillo, non grilletto

I politici hanno da sempre un grande obiettivo: quello di separare l’opinione pubblica, frazionarla (il caro vecchio divide et impera) e fare in modo che gli uni guardino gli altri in cagnesco gli altri senza mai cedere al rischio dell’autocritica.
E così tutta la sinistra che inveisce contro Berlusconi e tutta la destra che insulta Prodi. Ma che succede se è la sinistra che inveisce contro Prodi e la destra ad insultare Berlusconi? Che succede cioè se improvvisamente ci si rende conto che la classe politica prima che politica è soprattutto classe, e gode di privilegi inauditi? Succede che i politici tornano a premere sulla divisione, a dividere e sparpagliare un esercito d’opionione che potrebbe travolgerli.
? quello che sta succedendo con il caso Grillo: prima che di sinistra o di destra, le sue sono richieste ovvie: via i delinquenti dalla politica (delinquente: chi delinque, ho ha delitto), per esempio. Non assegniamo appalti per la costruzione di opere pubbliche a chi è stato condannato per truffa costruendo opere che sono crollate e hanno ucciso. Non mischiamo controllori e controllati. Non permettiamo a certe banche di scaricare sui consumatori le perdite di investimenti sbagliati. Non buttiamo via i soldi pensando ad un impossibile nucleare pulito quando non li abbiamo per mettere in piedi due pannelli isolari che funzionano.
E allora giù, da una parte i giornalisti lecchini prospettano foschi scenari di terrorismo, populismo, fascismo e fine della democrazia, dall’altra i giornalisti più lecchini che cercano di distrarre con il gossip, le miss e il pallone.
Che continuino a leccare, noi preferiamo restare in piedi. Pacificamente, ma da cittadini, non sudditi

Le regole di un buon blog

Prendo spunto dal blog del mestiere di scrivere, uno dei siti che rientra nella topo ten dei miei preferiti, per affrontare il tema dell’usabilità dei blog, e fare un po’ di autocritica. A parlarne è stato niente meno che Jacob Nielsen, http://www.useit.com/alertbox/weblogs.html. per cui bisogna davvero che mi metta in riga.

 1) Mancanza della biografia dell’autore.
C’e l’ho, nel senso che ce’è. Non proprio qui, ma nel sito "madre", di me si parla, pure troppo. Forse mancano dettagli particolareggiati, ma insomma, a chi interesserebbero? Non sono mica Albano, io.

 2) Mancanza della foto.
Ci sono, ci sono. Basta cercarle. E poi io faccio lo scrittore, mica il modello.
3) Titoli poco descrittivi
E qui devo ammettere qualche carenza. In effetti i miei titoli sono più evocativi che descrittivi, ricordano un po’ quei film anni 70 con titoli simpatici che poco però avevano a che fare con il film. Che volete farci, il blog è la mia stanza dei giochi. Se non posso trasgredire qualche regola professionale neanche qui…
4) Link che non dicono dove conducono.
Be’ insomma se qualcuno di voi c’ha il click facile e poi si perde non è colpa mia. Non sono mai stato un fanatico del ‘iperlink, non comincerò adesso
5) Vecchi articoli "seppelliti".
Direi proprio di no, ho una classifica, e semmai ad essere seppelliti sono quegli articoli in fondo che non riescono ad emergere.
6) L’unica navigazione possibile è quella tramite calendario
Ancora una volta passo l’esame, si può navigare anche per argomento. E converrete con me che non esagero con gli argomenti, come fanno alcuni blogger che aprono una categoria al giorno e poi l’abbandonano dopo pochi post
7) Periodicità irregolare
Ragazzi, la giornata è fatta di 24 ore e almeno 9 se le porta via il lavoro. Dopo, quando ce la faccio, scrivo. Di sicuro non scrivo mai quando non ho niente da dire.
8) Scarsa specializzazione
E qui casca l’asino. O il sottoscritto, se preferite. Si lo so, la rete non è generalista, occore limitare gli abiti, restringere gli orizzonti. Ma io proprio non mi ci vedo in un blog di fanatici della terza stagione di Friends, o di estimatori della liquirizia, o di appassionati di ocarine artigianali. Il mondo è vasto, e non voglio privarmi del piacere di raccontarlo. Tutto.
9) Dimenticare che chi ti legge potrebbe essere il tuo futuro datore di lavoro.
Questo è veramente agghiacciante. Sembra un inno all’autocensura. In realtà, è molto più semplicemente una nota di buon senso: se insulti, offendi, aggredisci verbalmente qualcuno, devi essere consapevole che il web non è una realtà virtuale e parallela, ma un pezzo della realtà. Per cui se domani qualcuno dovesse scoprire tramite il web che sei una testa calda, potrebbe decidere di non assumerti. Questa nota è molto americana. In Italia siamo ancora alla lettera di referenze in carta filigranata, altro che ricerche su google…
10) Essere proprietari di un nome di dominio
Concludo alla grande: ce l’ho. Non so fino a quando, che coi tempi che corrono anche 50 euro all’anno possono essere una spesa superflua da tagliare. Ma mi piace avere il controllo di quello che dico, e non mi piacerebbero dei banner che reclamizzano chissà cosa che svolazzano tra le mie parole come cartacce in mezzo al prato.