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La fuga dei talenti

Già c’è chi parla di "fuga" di talenti. Sì perché dopo Kakà che ha lasciato il MIlan per il Real Madrid potrebbero essere tanti i calciatori che lasceranno il nostro campionato per andare a giocare all’estero. E che se ne vadano! Che siano altri a sborsare milioni di euro per gente buona a prendere a calci un pallone. Sarà che per motivi affettivi io seguo solo la serie C o come cavolo si chiama adesso, ma proprio non mi dispiace se il "campionato più bello del mondo" torna ad essere un campionato come tanti.
Solo, adesso speriamo che con i calciatori miliardari spariscano anche procuratori intrallazioni, politicanti che usano il calcio per conquistare gli elettori, pennivendoli capaci di discutere ore di calciomercato, tifosi violenti, veline, personal trainer, portavoci, sponsor. Lasciateci ventidue ragazzi, un arbitro, due guardalinee e un pallone.
Il resto potete pigliarvelo.

L’ha detto anche Moggi, è l’Inter la Juve di oggi

Si comportavano come dei lord inglesi, colti e raffinati, in mezzo a trogloditi cavernicoli; si guardavano intorno con aria di sufficienza commiserando chi non capiva l’essenza del calcio; attiravano a sè la stima e la simpatia di tutti coloro che in fondo li reputavano superiori.
Sto parlando degli interisti dell’era Moggi. Cinque anni fa essere interista voleva dire manifestare un’evidente superiorità intellettuale: e più la squadra perdeva, più Moratti appariva un essere sovrannaturale calatosi nel mondo per indicare la via della correttezza, dell’onestà, del saper vivere.
Già allora i maligni sospettavano che più che essere onesti, i dirigenti interisti erano lessi e semplicemente non riuscivano ad entrare nella stanza del potere. E adesso? Adesso segnano con il braccio e fanno spallucce, si lanciano in area di rigore come totani surgelati in padella e chiedono il penalty, insultano gli avversari e a chi osa criticarli rispondono di non azzardarsi perchè loro sono i lord, quelli raffinati.
Non so se i vincitori sono più antipatici, non so se c’è una nuova "cupola" che gestisce il calcio, so che alla prova dei fatti anche gli interisti si sono rivelati trogloditi cavernicoli, proprio come tutti gli altri amanti del pallone.

Grillo, non grilletto

I politici hanno da sempre un grande obiettivo: quello di separare l’opinione pubblica, frazionarla (il caro vecchio divide et impera) e fare in modo che gli uni guardino gli altri in cagnesco gli altri senza mai cedere al rischio dell’autocritica.
E così tutta la sinistra che inveisce contro Berlusconi e tutta la destra che insulta Prodi. Ma che succede se è la sinistra che inveisce contro Prodi e la destra ad insultare Berlusconi? Che succede cioè se improvvisamente ci si rende conto che la classe politica prima che politica è soprattutto classe, e gode di privilegi inauditi? Succede che i politici tornano a premere sulla divisione, a dividere e sparpagliare un esercito d’opionione che potrebbe travolgerli.
? quello che sta succedendo con il caso Grillo: prima che di sinistra o di destra, le sue sono richieste ovvie: via i delinquenti dalla politica (delinquente: chi delinque, ho ha delitto), per esempio. Non assegniamo appalti per la costruzione di opere pubbliche a chi è stato condannato per truffa costruendo opere che sono crollate e hanno ucciso. Non mischiamo controllori e controllati. Non permettiamo a certe banche di scaricare sui consumatori le perdite di investimenti sbagliati. Non buttiamo via i soldi pensando ad un impossibile nucleare pulito quando non li abbiamo per mettere in piedi due pannelli isolari che funzionano.
E allora giù, da una parte i giornalisti lecchini prospettano foschi scenari di terrorismo, populismo, fascismo e fine della democrazia, dall’altra i giornalisti più lecchini che cercano di distrarre con il gossip, le miss e il pallone.
Che continuino a leccare, noi preferiamo restare in piedi. Pacificamente, ma da cittadini, non sudditi