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Top ten delle paure da vincere per l’anno che viene

Propositi per l’anno che arriva: vincere alcune ancestrali paure che mi perseguitano da sempre. Ne ho messe solo dieci, ma ce ne sono altre due o tre che potrebbe aggiungersi…

10. Di sbagliare ingresso al multisala e guardare un film di Silvio Muccino
9. Di dimenticare il pin del bancomat dopo aver fatto lo spesone mensile
8. Di scoprire che il pin lo ricordo, ma in compenso la carta si è smagnetizzata
7. Di andare in ferie portandomi dietro le chiavi dell’ufficio, per la gioia dei colleghi
6. Di fare rifornimento con il diesel anziché con la benzina
5. Di dimenticare tutte le password, comprese quelle dei documenti in cui salvo le password
4. Di chiedere ad un farmacista del centro commerciale dove sono i dentifrici per bambini
3. Di buttare via le chiavi insieme alla spazzatura
2. Di essere scoperto in ufficio mentre riguardo il video di “Boys, boys, boys” di Sabrina Salerno
1. Di scrivere in un post qualcosa che avrei dovuto tenere per me, come nel punto precedente

C’è bisogno di maggiori certezze

Il giovane papà ha bisogno di certezze. Nei territori in cui se la cava, gli oggetti sono bianchi o neri. Un televisore o è full hd o è hd ready, non ci sono vie di mezzo. Una automobile o è 1600 di cilindrata o 1400, o va a benzina o a diesel. Al limite può andare a gas e benzina, ma non contemporaneamente. I riferimenti maschili sono chiari, squadrati, banali forse, ma uno se studia può farcela. Le famose istruzioni del videoregistratore saranno pure complicate e scritte male, ma lasciando poco adito a dubbi. E invece, il giovane papà è assalito dai dubbi quando deve fare acquisti per la prole. Se i pannolini medi vanno dai 4 ai 9 chili e quelli maxi dai 7 ai 13, dove si colloca un bambino di otto chili? Vanno bene entrambi? Non è che uno gli andrà stretto e l’altro largo? Perché questo trattamento razzista nei confronti dei bambini di otto chili?

E gli omogeneizzati? Possibile che che orata e pollo costino lo stesso prezzo? Il papà non mangia l’orata dall’ultimo matrimonio, con quello che costa, e invece il pollo glielo rifilano nlle insalate e nei tramezzini più economici. Perché omogenizzandoli c’è questo livellamento? Cosa ci nascondono?

PS L’omogeneizzato di pollo e quello di orata hanno lo stesso sapore. Non sanno di niente. Ecco perché costano uguale:la differenza è solo nell’etichetta, sono fatte di molecole di nulla

L’era del senza

Per anni ci hanno riempito la testa con messaggi che reclamizzavano la presenza di ingredienti magici nei prodotti che acquistavamo. Dalle pro-vitamine all’omega 3, l’elenco fatto di strani nomi che vagamente ricordavano termini scientifici o medici, è sterminato.
Poi evidentemente qualcosa nel meccanismo si è rotto. Noi non ce ne siamo accorti, ma siamo entrati nell’era del senza. Ai primordi di questo passaggio c’è la madre di tutte le privazioni, il senza zucchero: improvvisamente caramelle, gomme da masticare, bevande e dolci perdevano il loro elemento caratterizzante di sempre (e acquistavano l’aspartame sui cui effetti collaterali c’è più di qualche dubbio, ma questa è un’altra storia).
Gli americani, più politically correct, usavano espressioni più ambigue, come "light", leggero: noi no, dritti al cuore del problema, senza zucchero. E anche la benzina che qualcuno ha provato a battezzare verde (uno degli ossimori più divertenti dello scorso decennio) da noi è sempre stata "senza piombo". Adesso, in piena era del senza, ecco i succhi di frutta senza zuccheri aggiunti, gli yogurt senza conservanti, le brioche senza aromi, le vernici senza additivi, i formaggi senza grassi. Quasi sempre è roba buona, per cui ti chiedi perché diavolo ce li mettevano, quegli additivi.
Poi capisci che non è il caso di polemizzare: siamo nell’era del senza.
Il prossimo passo sarà pane senza companatico.
Passo che in tanti purtroppo hanno già fatto e non certo per sentirsi light.

25 maggio

Cannavaro spiega che il calcio era così, che tutti imbrogliavano, si drogavano e corrompevano gli arbitri. Ma la Juve merita gli scudetti perché loro lo facevano meglio.

Ad una domanda di un giornalista italiano a Cannes, la Bellucci ha risposto in francese. Usando le stesse 40 parole che fanno parte del suo vocabolario italiano

Dopo avergli dato il benvenuto e averlo accolto a braccia aperte, i bavaresi hanno scoperto che l’orso che si aggira nei loro boschi è di origine italiana. Scattata subito una caccia per abbattere l’animale.

Vespa dimostra ancora una volta il suo valore giornalistico. Dopo 5 anni in cui ha difeso a spada tratta l’operato del governo, ha deciso, per par condicio, che d’ora in poi si batterà per dare voce all’opposizione.

Discussione nel governo sul ritiro delle truppe dall’Iraq. Bisogna trovare i fondi per procurare ai nostri soldati la benzina per tornare indietro.

GALACTICOS!!!!!!!!!

? più forte di me. Non riesco a farne a meno. L’unico risultato sportivo che mi dà soddisfazione quasi quanto una sconfitta del Milan, è una sconfitta delle merengues, o come si chiamano loro, insomma del Real Marketing Madrid. Che volete farci, sono uin tifoso del Taranto e come tale un autentico esperto in sconfitte, tanto da apprezzare quelle altrui. La Juventus non è squadra particolarmente simpatica, vedi quello che ho scritto sul doping, gli arbitri, eccetera. Però volete mettere la soddisfazione di vedere i GALACTICOS battuti e umiliati, da un gol per giunta di un panchinaro che viene dall’Empoli? Sono soddisfazioni. Non ci vuole un genio per dire che non basta mettere trequartisti forti insieme per vincere: è come fare un auto con 6 motori. Se la carrozzeria non regge, serve solo a consumare più benzina. Questi bellimbusti che palleggiano come indiavolati negli spot della Nike, questi fenomeni del marketing capaci di mirabolanti acrobazie e stratosferci ingaggi bloccati da un incubo per i pubblicitari, brutto, sporco e cattivo come Camoranesi? Il ciccione Ronaldo(“gordo”, lo chiamano così i suoi tifosi) vorrebbe tornare all’Inter, non lo dice ma lo lascia intendere, in cambio di Adriano. Ma neanche una squadra masochista come l’Inter potrebbe mai accettare il cambio. Forse.