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I pacchi della posta

C’era una volta l’ufficio postale. Tu ci andavi con un pacco, e il postino lo portava da qualcuno. Oppure andavi a ritirare un pacco che ti avevano inviato e che non ti avevano potuto consegnare. Certo, in posta si ritiravano anche le pensioni e si pagavano vaglia e bollettini, ma come dire, si trattava di servizi accessori.
Adesso in posta si comprano televisori al plasma e cd, si richiedono mutui, si fanno investimenti, si fanno bonifici. Andrebbe anche bene, non sono convinto che uno che ha fatto il postino per trent’anni il giorno dopo diventi un bancario provetto, ma sono dettagli, via. Più che altro, il problema è un altro: i pacchi.
Cari signori delle poste, capisco che adesso dovete guardare la redditività, le revenues, la produttiva e i margini operativi, ma se continuaste anche a spedire e trasferire lettere e pacchi, saremmo tutti più contenti. Uno sportellino verde con il dipendente più stressato contro 15 sportellini gialli non mi sembra un rapporto equo…

Alla gogna gli universitari!

La notizia è di quella che farà gioire parte della popolazione bolognese più anziana: le iscrizioni all’università, quest’anno, sono calate di oltre il 10%. Questo vuol dire meno gente che riempie le osterie la sera disturbando le repliche delle fiction, meno bici in giro che attraversano i viali e infastidiscono la circolazione, meno gente in autobus che non vuole cedere il posto, meno fila al supermercato, meno concerti musicali in centro.
Che bello: Bologna diventa sempre più Chianciano e sempre meno Barcellona.
Con una piccola controindicazione, però: chi lo racconta a quegli anziani contenti che adesso uno su dieci di loro non riuscirà più a subaffitare in nero una stanza a 500 euro?

Poteva andare peggio

Nel centrosinistra si dicono soddisfatti della sconfitta elettorale: il messaggio in sintesi è che sì, è stata una mazzata, ma poteva andare peggio. Certo anche Napoleone era ancora vivo dopo Waterloo e a Roma la vita continuò anche dopo il sacco dei Vandali, ma insomma, mi sembra curioso come atteggiamento. Il sindaco di Verona in carica ha perso contro un leghista che ha superato il 60%: se i politologhi del centrosinistra dicono che se l’aspettavano, mi domando cosa sia successo in questi anni nella città scaligera per meritare un tracollo simile.
La mia impressione è che la mazzata l’abbia presa soprattutto il nascente partito democratico. Da un anno infatti i leader di quest’area non fanno che parlare di liberalizzazione del mercato, necessità della presenza militare in Afganistan, rilancio dell’imprenditoria. Argomenti seri, ma fino a prova contraria, più vicini a Smith che a Keynes, più a Reagan che a Kennedy.
Tanto vale votare allora la destra vera, devono avere pensato in tanti, se l’alternativa è una destra finta. Senza contare che il risanamento lo stanno pagando i soliti contribuenti che si sono visti anche peggiorare enormemente la vita in città da un indulto che per liberare quattro amici ha messo in libertà migliaia di criminali.
Non è un voto politico, ma amministrativo, rispondono. Contenti loro. Come dire: non abbiamo ricevuto una bastonata in testa, ma tra le gambe. C’è una bella differenza, poteva anche andare peggio.
Contenti loro, ripeto: anche perché se non si danno una mossa, la bastonata in testa prima o poi arriva.

Tutto cambia

Ho tanti amici siciliani, tantissimo rispetto quasi adorante per la terra che è stata di Sciascia, Tommasi di Lampedusa e Peppino Impastato oltre che di Falcone e Borsellino (e mettiamoci pure il Commissario Montalbano…)
Ma se non ce l’ha fatta la sorella di un eroe, sconfitta da chi quell’eroe lo insultò in televisione perché parlando di mafia si danneggia il turismo (andate a guardare negli archivi del Maurizio Costanzo Show, se riuscite), allora non c’è proprio speranza.
Allora aveva ragione il Gattopardo, amici siciliani, voi non cambierete mai.
Credo che la stragrande maggioranza di voi, amici siciliani, sia onesta e lontanissima da logiche mafiose. Ma quella stessa maggioranza onesta evidentemente è contenta dello stato delle cose e non vuole cambiare.
Che dire? Contenti voi…