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Ma gli UFO non rottamano i vecchi dischi volanti?

Tutte le volte che vedo pubblicate sui giornali o mandate in onda in televisione le immagini degli Ufo penso: ma questi qui non si evolvono?
Avevano i loro dischetti volanti un secolo fa, quando noi giravamo in carrozza o al limite su cassettoni a due tempi. Noi adesso andiamo a gpl o metano con macchine dotate di ogni confort, abbiamo autoradio e aria condizionata, e questi qua ancora con i loro dischetti demodé?
Per carità non sono scettico in linea di massima rispetto alla presenza di vita aliena ma occorre che l’immaginario si aggiorni altrimenti continueremo ad avvistare sempre dischi volanti dei primi anni cinquanta

La stagista sotto il bancone

Si parla frequentemente di crisi del mercato dei lavoratori, e ciò pensato l’altra mattina in un bar.
Non so se vi capita mai di osservare con attenzione dietro i banconi di un bar – succede anche con le farmacie e con i negozi di scarpe, ma i miei preferiti sono i bar – e rendervi conto di quanti strani strumenti non avete mai visto in funzione. A che servirà mai quella cassetta di plastica con il caffé in chicchi, se da anni avete da sempre visto preparare l’espresso direttamente dalla moka già macinata? E quelle sostanze fosforescenti che d’estate ballonzano in frullatori anni sessanta, saranno davvero frullati oppure servono a scacciare le zanzare? E sotto il bancone? Cosa c’è lì sotto? Cosa ci nascondono? Forse un macinacaffé arrugginito? Forse una cassa di cedrata marrone? Forse un pacco di giornali che serve a bilanciare la gamba del tavolo?
Vi starete chiedendo cosa c’entra tutto ciò con la crisi. Ebbene, l’altra mattina pensavo che precari, stagisti, collaboratori a progetto, sono come quei giornali sotto il bancone.
Non si vedono e a volte facciamo finta che non ci siano, ma senza di loro la baracca non starebbe più in piedi, e il barista dovrebbe ricordarsene, ogni tanto.

Siccità a Taranto

Da anni fanalino di coda di quasi tutte le classifiche stilate dai giornali (su economia, ambiente, benessere degli abitanti) la mia povera Taranto si conquista ancora una volta la scena dei telegiornali per un episodio che sembra appartenere ad altri tempi, altri spazi: manca l’acqua.
Io però ancora mi ricordo, da bambino, quando mia madre riempiva la vasca da bagno per le emergenze, perché sapeva che l’acqua sarebbe stata raziocinata. Facevano così tutti, e accumulavano sempre più acqua di quanto non servisse, con il risultato che anziché risparmiare si sprecava. Me lo ricordo quel rispetto quasi sacrale nei confronti dell’acqua (e ancora si beveva acqua del rubinetto, la follia dell’acqua in plastica non era ancora dilagata), mi ricordo i rimproveri quando lasciavo gocciolare il rubinetto o addirittura l’invito ad usare lo scarico solo quando necessario. Altri tempi? Temo di no. Quello non era il passato. Quello è il futuro. Dobbiamo ricominciare a rispettare la fonte della vita. Non dico di non farci la doccia, che mi sembra eccessivo. Ma almeno non facciamola scorrere quando ci facciamo la barba o ci laviamo i denti. E soprattutto consumiamo un po’ meno bibite gassate: servono quantità enormi di acqua per produrle.
E manco tolgono la sete…