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Faccio la spesa nel reparto benzina

Dopo farmacisti, tassisti e professionisti, è la volta dei benzinai a protestare contro le liberalizzazioni.
La differenza principale, stavolta, è che a protestare è una figura mitologica, un’immagine culturale che nella vita reale si è già estinta. A Statte c’è ancora qualche benzinaio che si avvicina alla macchina, da’ un’occhiata, finge disinteresse e poi chiede "Quanto"? Dopo di che prende la pompa, ti fa il pieno, e se è di buon umore ti pulisce il vetro. Si tratta ormai di personaggi d’altri tempi sempre più difficili da trovare.
Il benzinaio bolognese, per esempio, non ne vuol sapere di sporcarsi le mani morbide di benzina e di prendere freddo là fuori. Se ne sta nel gabbiotto a leggere Quattroruote o Dylan Dog. Sei tu che devi farti il pieno, guardare quant’è, poi andare da lui, scusarti perché hai interrotto la sua lettura e pagare. E magari, se sei proprio sfrontato, chiedere i punti per la raccolta, a bassa voce e vergognandoti un po’. Non è questione di self-service, nelle grandi città ci sono ormai solo self-service, e costano praticamente quanto i vecchi "servito". Allora, se devo fare tutto da me, tanto vale far benzina al supermercato, dove mi fanno lo sconto.
Non solo le liberalizzazioni, cari benzinai, ad uccidere la categoria: siete voi che viete suicidati in quei gabbiotti con le riviste e la radio…

Sensibilit

Quando ci svegliamo la mattina e ci vestiamo, sentiamo il contatto della camicia sulla pelle, del portafoglio nella tasca dei pantoloni, dell’orologio sul polso. Dopo un po’ ci abituiamo e il nostro cervello, che pure riceve gli impulsi, smette di considerarli. Allo stesso modo ci abituiamo alla ventola del computer, al cinguettio degli uccelli (i più fortunati), all’odore un po’ stantio dell’aria condizionata. Oggi per me è stato il giorno del rientro in ufficio, e mi sono reso conto della mia quotidianità che presto tornerà a essere invisibile: la poltrona è comoda ma leggere dallo schermo dà fastidio, il cibo dei self service e dei bar fa schifo, gli odori asettici dell’ufficio finiranno per rendere il naso un organo inutile nei nostri discendenti, l’assenza assoluta di silenzio finirà per intorpidirci. E il dramma è che da domani non mi accorgerò più di niente! PS Oggi è stata pubblicata una bella recensione su Progetto Babele, sono proprio contento…