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Mi fido di te

Già da Zelig si capiva come la comicità di Ale e Franz fosse una comicità fatta di scrittura, di gusto della citazione, di parola. Poche linguacce, poche caricatura, quasi nessuno – e questo è insolito per il cabaret televisivo – nessun tormentone.
Una comicità più adatta al cinema, come conferma “Mi fido di te”, secondo film della coppia, divertente e intelligente.
La storia è quella di un’amicizia tra un piccolo sfruttatore che vive di espedienti e un manager di una multinazionale appena licenziato che uniscono le forze per darsi alle truffe in grande stile. Sullo sfondo una Milano grigia di call center, precariato, lavori umilianti (quella dell’omino dell’acqua è una delle perle del film) e multinazionali di sciacalli che delocalizzano.
Ottimi anche gli attori non protagonisti, tra cui il vigilantes buono Marco Marzotta.
Unica pecca la regia di Venier che ostenta i suoi cliché (canzone di successo di sottofondo e sequenze senz’audio a sottolineare i momenti più intensi, ricorso alla voce fuori campo, macchina da presa diligente ma anonima) ma si conferma uno dei migliori autori quando si tratta di portare i comici televisivi al cinema: i migliori film di Aldo Giovanni e Giacomo portano la sua firma. Andate a vederlo: fidatevi

Faccio la spesa nel reparto benzina

Dopo farmacisti, tassisti e professionisti, è la volta dei benzinai a protestare contro le liberalizzazioni.
La differenza principale, stavolta, è che a protestare è una figura mitologica, un’immagine culturale che nella vita reale si è già estinta. A Statte c’è ancora qualche benzinaio che si avvicina alla macchina, da’ un’occhiata, finge disinteresse e poi chiede "Quanto"? Dopo di che prende la pompa, ti fa il pieno, e se è di buon umore ti pulisce il vetro. Si tratta ormai di personaggi d’altri tempi sempre più difficili da trovare.
Il benzinaio bolognese, per esempio, non ne vuol sapere di sporcarsi le mani morbide di benzina e di prendere freddo là fuori. Se ne sta nel gabbiotto a leggere Quattroruote o Dylan Dog. Sei tu che devi farti il pieno, guardare quant’è, poi andare da lui, scusarti perché hai interrotto la sua lettura e pagare. E magari, se sei proprio sfrontato, chiedere i punti per la raccolta, a bassa voce e vergognandoti un po’. Non è questione di self-service, nelle grandi città ci sono ormai solo self-service, e costano praticamente quanto i vecchi "servito". Allora, se devo fare tutto da me, tanto vale far benzina al supermercato, dove mi fanno lo sconto.
Non solo le liberalizzazioni, cari benzinai, ad uccidere la categoria: siete voi che viete suicidati in quei gabbiotti con le riviste e la radio…