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Come si scrive una fiction – quarta puntata

Preparata la scena e i protagonisti, veniamo ora alle storie vere e proprie. Dimenticatevi gli inseguimenti e le sparatorie, quelli costano troppo.
Nei film americani le auto prendono fuoco, in quelli italiani parcheggiano sotto il lampione mettendo in luce il logo fresco di restyiling. Al limite potrete chiedere al regista qualche movimento di macchina arrischiato e un po’ di montaggio alternato, ma in ogni caso inutile scrivere copioni per Hollywood se li spedirete a Cologno Monzese. Metteteci alberghi e località turistiche da cartolina (vedi prima puntata a proposito della location).
Preparate tre storie. La principale, che si esaurirà nell’episodio, con il cattivo smascherato alla fine. Una secondaria, di solito più leggera, divertente, che servirà come contorno, per spezzare il ritmo a quella principale e confondere un po’ lo spettatore che altrimenti capisce chi è il colpevole dopo dieci minuti. La terza storia invece sarà quella che di livello superiore che sarà il leit-motive di tutta la serie: una storia d’amore difficile per l’eroe, la rischiesta di un trasferimento, un conflitto interiore (non troppo profondo, per carità, non siamo mico Bergman, la fiction deve essere comprensibile anche mentre si lavano i piatti o si passa l’aspirapolvere).
Per la storia principale, ovviamente sceglierete subito un personaggio squallido, spudoratamente cattivo, con il quale distrarre lo spettatore, che però non sarà mai l’assassino. Potete seminare degli indizi da richiamare alla fine, alla Nero Wolfe.
Non rischiate troppo il colpo di scena: potrebbe finire dopo una pubblicità, e il vostro pubblico perderselo. Affidate la storia secondaria ad un collaboratore, che magari potrà aiutare l’eroe con una battuta da deus ex-machina. Occhio a non insistere troppo sulla terza storia: serve solo a tenere insieme le puntate, ma non deve essere troppo ingombrante.
La serie deve essere di facile compensione anche se lo spettatore si è perso la puntata perché è uscito o perché la nuova dentiera gli ha provocato un ascesso.

W lo spot dello scoiattolo

Sono bloccato a casa con una noiosa influenza gastrointestinale, e non mi dilungo nei dettagli, sapete a ciò che mi riferisco. Basti sapere che la cosa più buona che ho mangiato negli ultimi tre giorni è stata una fetta biscottata, e anche se comincio a sentirmi meglio, preferisco starmene isolato perché pare sia piuttosto infettiva (e se becco quello che me l’ha passata…)
Insomma, è in queste circostanze che guardo un po’ più di televisione del solito, anche perché ho mal di testa e non riesco a leggere (e neanche a scrivere: sto facendo uno sforzo pazzesco per questo post, ma chi me lo fa fare). Insomma, tutte queste chiacchiere per dire che, complice la mia situazione interna, visto il mio approccio più attento al video, ho scoperto una pubblicità meravigliosa: quella dello scoiattolo che prende una gomma da masticare e con un peto ghiacciato riescie a spegnere l’incendio nel bosco. Il ritmo è perfetto, la costruzione drammatica e incalzante, il tono quasi epico…Bellissima.
Dai tempi di un’altra pubblicità per la stessa marca di gomme (quella in cui un tizio vinceva al lotto gridando yes, yes, e uscendo fuori in strada finiva schiacciato da un auto che precipitava dal cielo) non mi divertivo tanto. Bravi.

Riscopriamo le compilation

A dieci anni avevo un registratore altamente tecnologico dotato di microfono, che posizionavo accanto al televisore. A quel punto redarguivo chiunque respirasse troppo rumorosamente o rovinasse in qualche modo la mia registrazione, che in ogni caso era mozzata, rovinata, interrotta, con la voce del presentatore all’inizio della canzone e gli applausi alla fine.
Poi ci fu un avanzamento notevole, cioè il radioregistratore che permetteva di registrare direttamente dalla radio, senza la voce di mia madre che parlava al telefono o il rumore dei piatti in cucina: la connessione era interna. Meraviglia, anche se quasi tutte le mie canzoni avevano la voce dello speaker all’interno della canzone, di solito sull’assolo della chitarra.
E poi il terzo definitivo passaggio, il duplicatore di cassette, con il quale nacque l’era delle compilation, le cassette fatte con le canzoni preferite che si passavano alle amiche per fare colpo.
E adesso?
Adesso, siano esse acquistate onestamente, siano il frutto di peer to peer o pirateria casereccia (tra l’altro molto più efficace del vecchio duplicatore di cassette), i ragazzi hanno praticamente tutto nei loro archivi. La tecnologia è avanzata, certo, ma la nostra giornata è ancora di 24 ore: occorre riscoprire le compilation. Lo so che hai tutte le canzoni di tutti i gruppi rock della storia, sul tuo pc. Ma se vuoi fare colpo sulla tua compagna di banco, falle ascoltare solo quelle scelte da te…