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Non ? un paese per mamme

Si chiamava Vira Orlova: era una donna di circa 40 anni, venuta in Italia per fare la badante. ? morta per un emorragia, perché ha avuto paura di andare in ospedale, in quanto clandestina. E probabilmente incinta.
Che il Cielo possa accogliere lei e quel piccolo angelo che non vedrà mai la luce perché sua madre ha deciso di venire a vivere in un paese razzista.

Come si scrive una fiction – quarta puntata

Preparata la scena e i protagonisti, veniamo ora alle storie vere e proprie. Dimenticatevi gli inseguimenti e le sparatorie, quelli costano troppo.
Nei film americani le auto prendono fuoco, in quelli italiani parcheggiano sotto il lampione mettendo in luce il logo fresco di restyiling. Al limite potrete chiedere al regista qualche movimento di macchina arrischiato e un po’ di montaggio alternato, ma in ogni caso inutile scrivere copioni per Hollywood se li spedirete a Cologno Monzese. Metteteci alberghi e località turistiche da cartolina (vedi prima puntata a proposito della location).
Preparate tre storie. La principale, che si esaurirà nell’episodio, con il cattivo smascherato alla fine. Una secondaria, di solito più leggera, divertente, che servirà come contorno, per spezzare il ritmo a quella principale e confondere un po’ lo spettatore che altrimenti capisce chi è il colpevole dopo dieci minuti. La terza storia invece sarà quella che di livello superiore che sarà il leit-motive di tutta la serie: una storia d’amore difficile per l’eroe, la rischiesta di un trasferimento, un conflitto interiore (non troppo profondo, per carità, non siamo mico Bergman, la fiction deve essere comprensibile anche mentre si lavano i piatti o si passa l’aspirapolvere).
Per la storia principale, ovviamente sceglierete subito un personaggio squallido, spudoratamente cattivo, con il quale distrarre lo spettatore, che però non sarà mai l’assassino. Potete seminare degli indizi da richiamare alla fine, alla Nero Wolfe.
Non rischiate troppo il colpo di scena: potrebbe finire dopo una pubblicità, e il vostro pubblico perderselo. Affidate la storia secondaria ad un collaboratore, che magari potrà aiutare l’eroe con una battuta da deus ex-machina. Occhio a non insistere troppo sulla terza storia: serve solo a tenere insieme le puntate, ma non deve essere troppo ingombrante.
La serie deve essere di facile compensione anche se lo spettatore si è perso la puntata perché è uscito o perché la nuova dentiera gli ha provocato un ascesso.

Paura del sonno

Il giovane papà si accorge che i bambini in generale fanno molta fatica a prendere sonno.
Ogni volta è una battaglia, una lotta nella quale il piccolo ce la mette tutta per spalancare gli occhi e non lasciarsi andare. Secondo alcuni, nell’avversione dei piccoli verso il sonno, c’è semplicemente la paura di non risvegliarsi.
I piccoli non sanno che dopo il sonno ci si risveglia: e si battono perché piace loro stare svegli, vedere, guardare, mangiare, insomma vivere. Non vogliono spegnere la luce, perché non sanno che si riaccenderà.
Quando Cristo si riferiva al fatto che per raggiungere il Regno dei Cieli occorre essere come bambini, credo si riferisse anche a questa disperata voglia di esserci. Per carità, non auguro l’insonnia a nessuno.
Ma rigustare il piacere di risvegliarci al mattino, e ringraziare di essere di nuovo in piedi, forse quello dovremmo riscoprirlo.
Giovani papà e non.

La fiera dello spreco

A cosa servono le lampadine da 100 watt se poi le copriamo dietro abat-jour spesse e opache per la “luce soffusa”?
A cosa serve pompare l’aria condizionata quando si viene in ufficio in giacca e cravatta ad agosto?
A cosa serve vantarsi della nuova auto diesel che fa fa 500 chilometri con un pieno quando poi abbiamo il forno elettrico che trasforma in calore corrente ottenuta…bruciando calore?
Le luci accese di notte in banca servono a non far inciampare i ladri?
Perché ci affanniamo alla raccolta differenziata e nessuno si scandalizza dele caramelle incartate una per una?
La carta igienica colorata fa pendant con i nostri sederoni pallidi?

Non voglio esagerare con la mia ossessione per il risparmio energetico, ma questi sprechi sono la peggiore onta a tutti quelli che in Iraq e altrove quotidianamente muoiono perché noi manteniamo le nostre abitudini.