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Basta con queste card!

C’è stato un periodo non troppo lontano in cui nel nostro portafogli oltre al denaro più o meno abbondante c’era spazio per la carta d’identità, la patente e un calendarietto regalatoci da un orfanotrofio o da una associazione benefica, di quelli con le date scritte piccolissime e i bordi contrassegnati dai centimetri, nel caso qualcuno avesse voluto usarlo come righello (l’ingegnosità di una volta!). Poi sono arrivate le carte di credito, che però gli italiani tengono, quando le hanno, chiuse in cassaforte; molto più spesso invece si teneva il bancomat. E fin qui, tutto normale. Poi qualcosa è accaduto. Non lo so, forse è crollato il prezzo dei supporti di plastica. Forse la mania di raccogliere dati ha coinvolto tutti (capisco che il supermercato sia interessato ai miei acquisti, ma la lavanderia? Cosa mai può coprire una lavanderia, che tendo a sporcarmi facilmente il fondo dei pantaloni e le maiche della giacca? Ci fanno del marketing incrociato con questi dati?). Insomma, hanno cominciato a riempirci di card: quella della catena di noleggio dvd (la paeggiore, perchè il giorno che la prestate alla vostra ragazza scopre un buon numero di film che non ricroda di aver visto con voi, e quasi tutti dello stesso genere), quella del centro commerciale, quella della libreria, quella del cinema, quella del parrucchiere, quella da socio Coop, e ancora quella del circolo sportivo,del ristorante, del bar, del corso serale e dell’outlet. Giuro, non invneto niente, per ognuna di queste categorie almeno uan tessera è transitata per il mio sventurato portafogli. Senza contare quelle più tradizionali, come il tesserino sanitario, quello dell’ordine, del sindacato o del codice fiscale. Ogni volta che prendo un caffé devo cercare tra una ventina di card diverse per avere diritto al 5% di sconto, o per vincere dopo tre milioni di spesa un trita agrumi. Basta. Dateci un taglio. Il grande fratello era un incubo, tanti grandi fratellini sono una rottura di scatole…

Ecco il colpevole

Dietro un libro c’è la passione, l’intelligenza e il talento di chi lo scrive; ma anche e soprattutto la passione, l’intelligenza e il talento di chi lo pubblica. Perché di scrittori ce ne sono milioni, ma senza editori si resta nel limbo degli aspiranti. E allora eccovi svelato l’incontro di questi due talenti, immortalato l’8 maggio alla fiera del libro di Torino. Quello con l’aria meno intellettuale (a sinistra, ça va sans dire)ovviamente sono io, la maglietta indica il numero di copie vendute dal mio romanzo, l’altro è Raffaele Calafiore, mente e cuore di Nonsoloparole Edizioni. A lui e solo a lui si deve la pubblicazione di “Bello dentro, fuori meno”. Pensate che prima di cominciare a fare l’editore aveva i capelli lunghi che gli cadevano davanti agli occhi e la coda di cavallo. Ah, l’arte…

Felicit

Oggi sono felice.
Non per ragioni sentimentali, chi legge questo blog sa che parlo pochissimo della mia vita privata. Neanche per ragioni professionali, anche se oggi con questa economia avere un lavoro di per sè dovrebbe essere motivo di gioia. Neanche per ragioni artistiche, non so ancora se l’editore pubblicherà il mio secondo romanzo, l’ho messo da parte e mi sto concentrando su un racconto, delle prime non sento più notizie (a proposito, se qualcuno l’ha letto mi faccia sapere, accetto anche insulti ma non posso rimborsarvi).
Sono felice per un motivo più banale della vita sentimentale, più sciocco per la vita professionale, più futile della vita artistica. Sono felice perché ieri il Taranto ha vinto 2-1 a Ragusa e si è salvato dall’ennesima retrocessione, siamo ancora aggrappati con le unghie al professionismo calcistico, in fondo alla C2, ma ci siamo.
E vi pare poco?

Mi piacerebbe…

Mi piacerebbe che gli americani ammettessero che la guerra è indispensabile a rimettere in moto il loro sistema economico basato sullo spreco.

Mi piacerebbe che chi ci ha governati negli anni ’70 ammettesse: temevamo che con i comunisti al potere saremmo stati invasi dall’Unione Sovietica, e abbiamo permesso e tollerato delle porcherie immonde spinti da questa paura.

Mi piacerebbe che Berlusconi ammettesse: ho cominciato a far politica perché temevo di finire in galera. Non ci sono portato, non mi piace, non mi riesce: torno a occuparmi dei mie affari, dello stato se ne occupi qualcun altro, tanto Tangentopoli è lontana e in galera non ci vado più.

Mi piacerebbe che Rutelli ammettesse…ehm…non pretendiamo troppo…mi piacerebbe che il su portaborse gli passasse il solito foglietto per i giornalisti con su scritto: io sono di destra, ma di là non mi vogliono, è per questo che sono finito nella Margherita.

Mi piacerebbe, certo, ma so che sono sogni irrealizzabili.
Volando decisamente più basso, mi piacerebbe che Maria De Filippi ammettesse nel suo programma: cari ragazzi, lo scopo di questa trasmissione è generare tradimenti.

C’è tanta gente sadica a casa che prova piacere a gustarsi un cornxto in diretta che scopre della sua condizione davanti a milioni di spettatori. Avete scelto voi di partecipare, il nostro pubblico è quello che è, se non vi sta bene tornatenevene a casa. Apprezzerei molto di più degli squallidi “sta nascendo una bella amicizia” “c’è un feeling profondo fra noi” “questa trasmissione serve a mettera alla prova il vostro amore per rinforzarlo”. Basta con queste falsità. Si comincia con queste menzogne ipocrite e benpensanti e si finisce nell’abituarsi alle stragi impunite.

Porgi l’altra fiancata

Verrà un giorno in cui vagherai assetato in un immenso deserto infuocato, con il sole che brucerà la tua pelle, la testa che ti girerà mentre a carponi ti trascinerai cercando ristoro per le tue labbra arse e gonfie; e quando ormai tutto sembrerà perduto e ti sentirai pronto all’ultimo definitivo viaggio, la mia sagoma lontana si appresterà sul tuo cupo orizzonte. Raccogliendo le tue ultime energie ti sforzerai di avvicinarti, alzerai un braccio dolorante, chiederai soccorso animato da un nuovo barlume speranza.
Verrà quel giorno, e quando dopo dolorosi passi mi avrai raggiunto, ti accorgerai che ho con me una caraffa di acqua fresca di sorgente: il tuo sguardo incrocerà il mio, non potrai riconoscermi nè fare nulla mentre sorridente mi verserò tutta l’acqua sui piedi cantando Singin’ in the rain. Verrà quel giorno, grandissimo cornxto che mi hai scarnificato il paraurti con la tua manovra avventata, e quel giorno le ultime parole che ricorderai saranno le mie inesorabili “Impara a parcheggiare”.
Cornxto.


?


PS Ringrazio per l’ispirazione il grandissimo Alex Drastico del maestro Antonio Albanese

Il brutto ci sommergerà

Un'orrenda costruzione bologneseIl brutto avanza, si infiltra, ci coglie alla sprovvista e ci imbarazza con la sua schiacciante e definitiva ripugnanza. Guradate questa foto.

Non credo si tratti di un bunker antiatomico, nè di una sede militare. Forse, spero, sarà una clinica, o forse un centro di recupero. Di sicuro non posso pensare che ci siano persone disposte a pagare per vivere in un’orrenda accozzaglia architettonica come questa. Non vi dico dov’è, perché non voglio scatenare cortei di protesta nè sguardi curiosi: e poi sarà lei, questa costruzione ributtante eretta qualche tempo fa a Bologna, a trovare voi, con il suo carico di cattivo gusto, le sue tonnelate sgraziate, il suo apparato di concezioni abominevoli.

Che ci siano architetti folli, si sa (a parte il fatto che questa costruzione, secondo me, è stata disegnata da un dentista in preda ai fumi dell’oppio), ma quello che mi chiedo è: avranno pure dovuto chiedere il permesso, no? Saranno andati dal sindaco, a dire, vogliamo costruire un orripilante rifugio antiatomico nella prima periferia di Bologna, possiamo? E il dramma è che qualcuno gli ha detto sì. Non so, quando le nostre case saranno bombardate e rase al suolo dai marziani, e quello stomachevole cumulo di pietre antiestetiche sarà rimasto in piedi, potranno dire di avere ragione loro.

Fino ad allora, no.