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Il dottor T e le donne

La mano di Altman si nota immediatamente nella coralità di un film che conferma Richard Gere nel ruolo di "amato tra le donne" ma per una volta ne fa una vittima piuttosto che un manipolatore. Nei quartieri altolocati di una Dallas vitale e metereologicamente imprevedebile il vecchio maestro del cinema americano distilla con sapienza le sue gocce di veleno nei confronti di una società vuota, frenetica, dove ci si parla solo per telefono e dove si fa fatica ad accettare di essere quello che si è.
 Il dottor T del titolo, ginecologo di fama, scoprirà quanto complicato è l’universo di sua moglie, delle sue figlie, delle sue colleghe e delle sue amiche, con qualche lungaggine di troppo (specie le scene nello studio del dottore sanno un po’ troppo di misoginia) e un finale catartico e di speranza, dopo tanta amarezza.
 Dopo tutto, nonostante le nostre meschinità – e quelle delle donne – la vita continua.

Visi pallidi e musi neri

La tribù dei visi pallidi si aggira intorno al ferragosto nervosa, irritabile, con l’occhio fisso sull’orologio e una tendenza inconsueta a rimandare tutti gli impegni gravosi. Di tanto in tanto i suoi membri vengono sorpresi a fissare poster e cartoline con un sorriso ebete sul viso. Stanno bene con i loro simili con i quali conversano per ore dei vantaggi dell’aereo sul treno e degli hobby da riscoprire e valutare. Viceversa entrano immediatamente in conflitto con i loro acerrimi nemici, la tribù dei musi neri. Questi ultimi hanno un’aria riposata, capelli luminosi e pelle abbronzata, ma a contraddistinguerli è soprattutto il velo di malinconia che traspare da ogni loro azione. I musi neri sospirano continuamente, sotto il neon asettico dell’ufficio come di fronte alle polpette rosa della mensa, blaterano continuamente di mollare tutto e partire per aprire un pub in Costa Rica, la mattina inclinano la testa e fissano il monitor senza accenderlo. Anche loro stanno bene con i loro simili, con i quali discutono della scarsa lungimiranza di chi va in ferie tardi e prende sono cattivo tempo e del fatto che a luglio il mare, la montagna, i laghi e tutto l’universo (tranne gli uffici) è senz’altro più bello. Ovviamente si può passare da una tribù all’altra, ma solo in momenti specifici: questo fine settimana si aprirà l’ultimo portale spazio temporale che permetterà ai visi pallidi rimasti in giro di passare dalla parte dei musi neri, mentre questi ultimi, con il tempo, torneranno a essere visi pallidi. Per riaffrontarsi a settembre, quando i (nuovi) musi neri non avranno voglia di lavorare, e i visi pallidi invece smanieranno e si lamenteranno di tanta inefficienza. Ma questa è un’altra storia: adesso, se permettete, mi avvicino al portale…