Archivi categoria: Donne…

Le portaborsette

Forse una delle cose che di più gli uomini invidiano alle donne – dopo le tette – è la borsa.
Si perché è comodo avere un’appendice di sè in cui infilare chiavi, cellulari, agende, ombrelli, penne senza correre rischi (per rischi mi riferisco alle chiavi in tasca, e quelle del cancello lasciano il segno, oppure ai cellulari con l’antennina che minacciano le intimità dei maschietti). Esistono borselli, marsupi, tracolle, valigette anche per uomini, per carità, ma non scherziamo. Sono una sbiadita fotocopia, un settore da stilisti in crisi creativa o da stagisti in formazione. Tutti così simili, così uguali, così scomodi, così tristi. E infatti gli uomini approfittano delle borse delle loro compagne per utilizzarle come comodo deposito pret-a-porter. Ma qualcosa si è incrinato in questo rapporto. Da qualche tempo la congiura degli stilisti, non contenta di produrre mediocri zozzerie per gli uomini, ha cominciato a prendersela anche con le donne, riducendo sempre di più le dimensioni, tanto che ci sono borse in cui altro che cellulare e chiavi, anche il bancomat fatica ad entrare. Perchè? Cosa vi abbiamo fatto, congiura degli stilisti? Ridateci delle borse da signora di dimensione opportuna. Gliele regaleremo volentieri.
Visto che non possiamo permetterci un portaborse ci accontentiamo volentieri dei favori di una portaborsette…

Ombelichi e concorrenza…

Seconda puntata dedicata all’abbigliamento femminile e alla primavera. Come ho già avuto modo di scrivere trovo divertente occuparmi del rifiorire stagionale di stravaganti vestiti di donne non per maschilismo ma perché la moda maschile è prevedibile e noiosa; ma magari qualche idea su noi maschietti mi verrà.
Abbiamo già parlato di pantaloni a vita bassa, l’inevitabile passo successivo è alzare lo sguardo (non di molto) sull’ombelico al vento. Cominciamo proprio da qui, dal vento, dalla pioggia, dal freddo: ragazze mie, va bene che siamo nell’era dell’immagine, ma che immagine pensate di dare di voi se ve ne andate in giro con la pancia scoperta e la sciarpa (ne ho viste)? Direte: mi fa male la gola, non la pancia.
Ah be’, allora.
Se proprio siete intransigenti e la pancia non volete coprirla, allora scoprite anche il resto: prenderete una polmonite, ma sarete più coerenti. D’altronde capisco che i modelli televisivi non aiutano: ricordo qualche tempo fa Camilla Raznovich (peraltro molto simpatica) condurre il programma su MTV senza un filo di voce, con la sciarpa al collo per il raffredore e le tette scoperte per tre quarti. E non ditemi che nello studio faceva caldo, il sessuologo che conduceva con lei aveve il maglione a collo alto! Ragazze mie, una donna influenzata non è mai sexy, abbiate cura di voi! Ma mettiamo che faccia caldo, e quindi l’ombelico possa prendere un po’ di sole: lo scopriamo? Scopriamolo. A patto di avere meno di quarant’anni (ho visto una volta per strada una settantenne con un top e ancora ho degli incubi notturni), di esservi depilate (se invitate degli sguardi accoglieteli decorosamente) e di non essere in ambienti che richiedono concentrazione, come la chiesa, la scuola o l’ufficio. Già noi maschi ci distraiamo più facilmente.
Se poi vi scoprite ci sono gli estremi per la denuncia per concorrenza sleale…

La vita ? bella se non ? troppo bassa

Arriva la primavera (forse: ha già fatto un paio di finte, quest’anno), e con essa l’inevitabile cambio di abbigliamento.
Gli impiegati che fino a qualche giorno fa vestivano in giacca e cravatta adesso vestono in giacca e cravatta, ma in lana fredda; i militari che vetivano con la divisa invernale, mettono quella estiva.Insomma, la moda maschile è la solita noia.
Sono le donne che danno il meglio di sè in questo periodo, e in giro se ne vedono davvero di tutti i colori. Non essendo uno stilista, mi sento di dare qualche consiglio disinteressato, se volete lo seguite, sennò fate come credete.
Cominciamo con i jeans a vita bassa: lo sapete che all’origine di questo stile, lanciato dai gangsta rapper, c’è il fatto che ai detenuti viene tolta la cinta per evitare che ne facciano un uso distorto? Ecco perché i pantaloni calano, e chi vuole mostrare di essere stato in prigione, se li lascia calare. Se siete fiere anche voi di un passato galeotto, niente da dire; ma se probabilmente neanche lo sapevate, rifletteteci un attimo. Anche perché certe donne con i pantaloni a vita bassa non sono state in prigione ma meriterebbero di finirci per oltraggio al pubblico pudore: certi modelli presuppongono un fisico da pin-up, un sedere d’acciao e ore di cyclette.
Se non avete un fisico da modella non disperatevi, siete belle lo stesso, ma per favore risparmiateci la vista del lardo che straborda dai jeans colando maestoso e gommoso dai vostri fianchi. E soprattutto tenete presente che anche la vita bassa ha un limite: a meno di non essere maniaci, la vista della riga in mezzo posteriore non è sempre gradevole, specie se sta in mezzo a due cuscinetti pachidermici.
Basta così, per oggi.
Nella prossima puntata affronteremo il tema del miglior amico del pantalone a vita bassa: la maglietta che scopre l’ombelico. E ci copre di ridicolo.

Arriva la bellezza

Si è presentata bella da mozzare il fiato, avvolta in un turbine scintillante e profumato di pollini e il suo sorriso è bastato a farci lacrimare gli occhi. Non per la commozione, ma per le allergie: ormai non è più il sole e il caldo ad annunciare la primavera, ma gli starnuti e le infiammazioni. Pazienza, tutto ciò che è bello spesso fa soffrire, dopo l’ostico e noioso inverno, arriva la seducente stagione dei fiori e dell’insonnia. Che non a caso è donna, donna come l’estate, donna come tutto ciò che ci piace, donna come ciò che ci mette allegria, che ci entusiasma, che ci fa innamorare. E che ci fa soffrire. Etchiuuuuu

Orgoglio zitello

Ieri non ho fatto gli auguri alle donne. Non è stata una dimenticanza, ma una scelta dovuta al fatto che oggi quando si parla di festa delle donna non si sa di preciso a cosa ci si riferisce. Ci sono le ultrafemministe che la considerano un festeggiamento per i risultati ottenuti: e allora se fai loro gli auguri si incavolano come iene, ti guardano beffarde e ti rispondono che ci sono più parlamentari donne in Italia che in Afghanistan, e che non c’è un piffero da festeggiare, porca miseria. Ci sono le tradizionali che invece dicono che la festa della donna non ha senso, perché non ha senso discutere di diritti e genere (e costoro spesso pensano, anche se non lo dicono, che tutto sommato la vita fatta di stare a casa, accudire la famiglia e dedicarsi agli hobby non era poi così male se paragonata alla vitaccia tutta ufficio asilo e supermercato di oggi). Ci sono le soddisfatte per le quali non serve più festeggiare questa ricorrenza perché ormai uomini e donne sono pari, nella vita sociale come in quella familiare. Di solito tra questo gruppo, minoritario, si annoverano le amanti del capo che hanno fatto carriera: non sempre, ma molto spesso. E poi ci sono loro, quelle che festeggiano davvero: strappano gli slip leopardati ai palestrati in discoteca, urlano frasi oscene uscendo in gruppi femminili e si radunano per parlare male di questi uomini che non le capiscono e, soprattutto, non le vogliono. Sono le esponenti di quello che io definisco l’orgoglio zitello, o Single Pride, se preferite. Ma allora mi domando: c’è bisogno di una festa per ammettere che vi piacciono gli spettacoli discinti un po’ volgarotti, tra bevuti e sberleffi? Noi uomini non abbiamo mai nascosto di apprezzarli, e abbiamo fatto “outing” molto prima di voi. La verità, forse, è che ancora una volta la parità l’abbiamo raggiunta, ma livellandoci verso il basso.

Orgoglio zitello

Ieri non ho fatto gli auguri alle donne. Non è stata una dimenticanza, ma una scelta dovuta al fatto che oggi quando si parla di festa delle donna non si sa di preciso a cosa ci si riferisce. Ci sono le ultrafemministe che la considerano un festeggiamento per i risultati ottenuti: e allora se fai loro gli auguri si incavolano come iene, ti guardano beffarde e ti rispondono che ci sono più parlamentari donne in Italia che in Afghanistan, e che non c’è un piffero da festeggiare, porca miseria. Ci sono le tradizionali che invece dicono che la festa della donna non ha senso, perché non ha senso discutere di diritti e genere (e costoro spesso pensano, anche se non lo dicono, che tutto sommato la vita fatta di stare a casa, accudire la famiglia e dedicarsi agli hobby non era poi così male se paragonata alla vitaccia tutta ufficio asilo e supermercato di oggi). Ci sono le soddisfatte per le quali non serve più festeggiare questa ricorrenza perché ormai uomini e donne sono pari, nella vita sociale come in quella familiare. Di solito tra questo gruppo, minoritario, si annoverano le amanti del capo che hanno fatto carriera: non sempre, ma molto spesso. E poi ci sono loro, quelle che festeggiano davvero: strappano gli slip leopardati ai palestrati in discoteca, urlano frasi oscene uscendo in gruppi femminili e si radunano per parlare male di questi uomini che non le capiscono e, soprattutto, non le vogliono. Sono le esponenti di quello che io definisco l’orgoglio zitello, o Single Pride, se preferite. Ma allora mi domando: c’è bisogno di una festa per ammettere che vi piacciono gli spettacoli discinti un po’ volgarotti, tra bevuti e sberleffi? Noi uomini non abbiamo mai nascosto di apprezzarli, e abbiamo fatto “outing” molto prima di voi. La verità, forse, è che ancora una volta la parità l’abbiamo raggiunta, ma livellandoci verso il basso.