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Le centrali batteriologiche

Altro che centrali di arricchimento dell’uranio.
Altro che laboratori segreti dove si progettano strumenti in grado di generare disastri climatici a fini bellici.
Altro che sotterranei dove vengono studiate armi chimiche di distruzione di massa. Se la CIA volesse davvero fare intelligence, negli asili nido dovrebbe cercare.
Lì, fra pareti colorate e fiorellini disegnati sulle porte, si generano i più potenti virus che l’umanità abbia mai affrontato. Lì la suina incontra l’aviaria a braccetto con la stagionale e tutte insieme si abbandonano ad ogni sorta di promiscuità con varicella, morbillo e orecchioni. Se la mortalità infantile negli anni è calata, ciò è avvenuto a spese dei giovani papà che credevano di essere sani e roibusti si scoprono impotenti di fronte a questo esercito batteriologico che si nasconde dietro le manine sante dei pargoli. Per carità, meglio, molto meglio così. Solo non stupitevi se in un futuro non troppo lontano ci saranno manifestazioni e picchetti di disperati che si batteranno contro l’apertura di asili nido in quartiere chiedendo piuttosto discariche di rifiuti radioattivi.

PS A tutti i giovani papà (e le giovani mamme): se portate all’asilo vostro figlio consapevoli che è malaticcio e che infetterà gli altri, nelle discariche di rifiuti, con tutto il rispetto, dovreste finirci voi.

Quello che i bimbi non sanno (fare)

Ci sono tante cose che i bambini neonati non sanno fare. Non sanno camminare, non sanno esprimersi, non stanno in piedi.
Se ci riflettete il paragone con altri mammiferi è imbarazzante: in confronto ai cuccioli di uomo vitellini, agnellini e gattini sono un pezzo avanti. Poi si perdono per strada, ma all’inizio sono quasi autosufficienti. Ma c’è soprattutto una cosa importante? che i cuccioli di uomo non sanno fare, e il giovane papà loo scorprirà a sue spese.
Non sanno soffiarsi il naso.
Tirano tutto su, come capita quando si è ad una riunione importante e non si hanno fazzoletti, o quando si gioca a calcio con la divisa a mezze maniche. Loro tirano sempre su, e questo ha effetti indesiderati quali mal di gola, tosse, febbre. Il giovane papà per prevenire tutto ciò (o curare, quando è troppo tardi) deve dotarsi di una pompetta: da una parte i polmoni del genitore, dall’altra la narice otturata del figlioletto. Inutile dire che vincerà la sfida, soprattutto se si considera che il piccolo considera la violazione delle proprie narici come un atto ostile di guerra e reagisce con tutti i mezzi a sua disposizione.
Finché, paonazzo in viso e con un principio di soffocamento, il giovane papà non riuscirà ad aspirare qualche goccia di muco giusto un attimo prima di vederla scomparire tra le fauci della figlia che se ne riappropria come di un bene personale.

C’è bisogno di maggiori certezze

Il giovane papà ha bisogno di certezze. Nei territori in cui se la cava, gli oggetti sono bianchi o neri. Un televisore o è full hd o è hd ready, non ci sono vie di mezzo. Una automobile o è 1600 di cilindrata o 1400, o va a benzina o a diesel. Al limite può andare a gas e benzina, ma non contemporaneamente. I riferimenti maschili sono chiari, squadrati, banali forse, ma uno se studia può farcela. Le famose istruzioni del videoregistratore saranno pure complicate e scritte male, ma lasciando poco adito a dubbi. E invece, il giovane papà è assalito dai dubbi quando deve fare acquisti per la prole. Se i pannolini medi vanno dai 4 ai 9 chili e quelli maxi dai 7 ai 13, dove si colloca un bambino di otto chili? Vanno bene entrambi? Non è che uno gli andrà stretto e l’altro largo? Perché questo trattamento razzista nei confronti dei bambini di otto chili?

E gli omogeneizzati? Possibile che che orata e pollo costino lo stesso prezzo? Il papà non mangia l’orata dall’ultimo matrimonio, con quello che costa, e invece il pollo glielo rifilano nlle insalate e nei tramezzini più economici. Perché omogenizzandoli c’è questo livellamento? Cosa ci nascondono?

PS L’omogeneizzato di pollo e quello di orata hanno lo stesso sapore. Non sanno di niente. Ecco perché costano uguale:la differenza è solo nell’etichetta, sono fatte di molecole di nulla

Guardiamo i cartoni?

Come giovane papà ho il dovere di fari una cultura di cartoni animati, o per lo meno di rinfrescare la mia. Purtroppo non ci sono più in giro Grande Mazinga, Goldrake e Jeeg Robot d’acciaio, con i quali avrei fatto un figurone con mia figlia.
Ma nemmeno Candy Candy, Anna dai capelli Rossi e l’Ape Maia, se si esclude qualche replica sui canali locali. Oggi ci sono Winnie the Pooh, per i più piccolini: la straordinaria idea di trasformare dei giocattoli in personaggi televisivi, per vendere poi giocattoli. E le Winx, cui spero arriverò più tardi, perché non sono ancora pronto a sorridere di fronte a delle eroine vestite (vestite?) come hai miei tempi si vestivano le vallette di Colpo Grosso.
Poi ci sono i film d’animazione.
E se una volta ti potevi fidare del solito filmone natalizio targato Disney, tranquillizzante, reazionario quanto basta, con qualche messaggino satanico qui e lì ma fondamentalmente inoffensivo, adesso di film d’animazione ne escono ogni mese.
Oltre a quelli della Disney ci sono quelli della Dreamworks (adoro Shrek ma non sempre i suoi epigoni sono all’altezza), poi ci sono quelli della Pixar che sono sempre Disney ma più scanzonati, e ancora quelli dell’Era glaciale che sono moderni ma con un’animazione più tradizionale, e poi i film d’autore italiani come quelli di D’Alò, e poi quelli sperimentali tedeschi, e quelli poetici francesi, e…
Che ansia. Confidiamo nella mamma.

Una casa che suona

Il giovane papà quando davvero era giovane e soprattutto non era papà sapeva muoversi discretamente nel buio di casa sua. Se aveva bisogno di un bicchiere d’acqua o di andare in bagno, poteva farlo tranquillamente ricordando i passi e rintracciando riflessi di luci e spazi conosciuti. Ma quella casa oggi è cambiata. Oggi è una casa che cambia. Il giovane papà dà un calcio all’elefante ogm (è blu!) e quello comincia a suonare la sua cantilena.
Sorpreso ma ancora vigile il giovane papà riacquista la posizione ma calpestando il tappeto musicale (non quello che accompagna la declamazione delle poesie, ma proprio un tappeto che se lo calpesti suona) dà la stura ad un altro motivetto. Prova a sedersi sul divano ma il suo sederone genera un tripudio di campanellini e dindon. E se, stordito, cerca l’interrutore della luce, finisce per scuotere la giostrina dei conigli volanti (ma cosa fumano i progettisti dei giochi per bambini?). Non è ancora finita, però.
A quel punto al giovane papà parte una sequenza di insulti un po’ troppo acuta. Il microfono incorporato nel carrillon elettronico lo interpreta come il pianto di un bambino, e ricomincia a suonare. Una casa che suona, e un papà suonato.

Invidia e nostalgia

Può capitare, al giovane papà, di provare un dolce sentimento di invidia e nostaglia nei confronti dell’esistenza del giovane pargolo.
A chi non è mai venuta la tentazione di un bel biberon pieno di birra (o succo di frutta se siete salutisti o tavernello se avete salutato la salute)? Molto più comodo di quelle lattine in cui si taglia le labbra e la lingua.
E chi non ha pensato almeno una volta che tutto sommato un bel pannolone è un prezzo che si è disposti a pagare pur di non dover fare la fila all’autogrill?
Alcuni potrebbero poi suggerire che agitare un sonaglietto rumoroso tutta la sera può essere più interessante di una puntata di Porta a Porta sul terremoto anche se richiede maggiore concentrazione.
Per i più pigri nutrirsi solo di latte o al limite frutta frullata potrebbe essere un bel modo di risolvere la seccatura di dover cucinare, mentre tutti, mamme e papà, sono concordi sul fatto che la peluria che ci ricopre a partire della pubertà sia una seccatura di cui faremmo volentieri a meno.
Adesso vado a rileggermi "Topino" sospirando per un’età che ahimé non tornerà più